lunedì 7 aprile 2008

L’opera buffa del Petruzzelli che torna ai proprietari. Mentre Pinto replica se stesso


di Onofrio Rocca dell'Olio [http://www.cannibali.it/]

Sabato i baresi capitati in centro per lo struscio festivo non si saranno certo annoiati. Ferdinando Pinto, capolista al senato per il Movimento per le Autonomie, in formato sei metri per tre circolava per le vie principali a beneficio degli elettori. Il candidato aveva anche approntato dei replicanti di se stesso per quanti avessero mancato l'appuntamento con le gigantografie. Quel nome e quelle maschere hanno portato alla memoria la Bari di vent'anni fa. Il Petruzzelli nei suoi momenti d'oro, il Petruzzelli di Pinto. Le grandi messinscene, i nomi internazionali della lirica e della musica. E poi il rogo e la vicenda giudiziaria. Indagini che non riusciranno mai ad identificare i mandanti. Vicenda da cui lo stesso Pinto, dopo molti gradi di giudizio, uscirà assolto. Un presagio quelle maschere. Una voce quella circolata ieri: la norma della finanziaria 2007 che prevedeva l'esproprio del Petruzzelli è incostituzionale. Il politeama torna ai proprietari, la famiglia Messeni Nemagna. Tutto da rifare, si ricomincia daccapo. A una settimana dalle elezioni, una bella patata bollente. Fra gli affetti dei baresi il Petruzzelli viene poco dopo San Nicola. Continuano ad amarlo quel teatro. Ma baresi sono anche quelli che lo hanno incendiato, maltrattato e che si sono fatti la guerra a suon di carta bollata. È distrutto? No, ci sono ancora le strutture portanti. Ma la proprietà torna al comune? No, è ancora della famiglia. Il valzer giudiziario, gli appelli, le trattative, gli atti, certi avvocati sempre a cavallo del cavillo sembravano solo un triste passato. C'era stato l'esproprio, forse un pasticcio. Alla famiglia sedici milioni e mezzo di euro di indennizzo e l'invito a farsi da parte. Invece no, una soffiata riporta tutto indietro. Una soffiata badate bene, perché la sentenza non è stata ancora depositata. Perfino alla Corte Costituzionale non sanno tenersi un cece in bocca. E così alla fine la vicenda assume i caratteri della farsa. Con la mascherata, il colpo di scena e la vittima ignava: una generazione di trentenni cresciuti senza il teatro. E chissà se un giorno in quel teatro vorranno mai entrarci.

Nessun commento: