mercoledì 12 dicembre 2007

Mi perdoni Santità, non ho visto lo scalino...

Durante una pausa caffè leggevo la Spe Salvi, l'ultima enciclica del papa di Roma. «Per noi che viviamo da sempre con il concetto cristiano di Dio e ci siamo assuefatti ad esso, il possesso della speranza, che proviene dall'incontro reale con questo Dio, quasi non è più percepibile. L'esempio di una santa del nostro tempo può in qualche misura aiutarci a capire che cosa significhi incontrare per la prima volta e realmente questo Dio». E qui racconta la storia di Giuseppina Bakhita, che Giovanni Paolo II fece santa. «Era nata nel 1869 circa – lei stessa non sapeva la data precisa – nel Darfur, in Sudan. All'età di nove anni fu rapita da trafficanti di schiavi, picchiata a sangue e venduta cinque volte sui mercati del Sudan. Da ultimo, come schiava si ritrovò al servizio della madre e della moglie di un generale e lì ogni giorno veniva fustigata fino al sangue; in conseguenza di ciò le rimasero per tutta la vita 144 cicatrici». Insomma la nostra Maria Goretti a confronto era una dilettante. Giuseppina poi arriverà in Italia a Venezia e si farà suora delle Congregazione delle suore Canossiane. Per fortuna il papa non vede le soap opera (o si?). Non so come la prenderebbe se dovesse scoprire che in Incantesimo c'è tale Leila Bakhita, infermiera niente male e clandestina di lusso, col fratello fruttivendolo ed un medico per cognata. Mancano le 144 cicatrici, ma la fustigazione da parte dell'amante pazzo con tanto di rapimento c'è. A questo punto mi chiedo: non è che invece di sposare il dottorino, questa quando riprendono le puntate si fa suora? Non è che il papa nel tempo libero dà una mano agli sceneggiatori? E' anche vero che nella soap c'è pure l'infermiere gaio... Si, vedo Incantesimo. Non si può?

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